Associazione Comunità Nazaret

"ESICHIA" - Lettera 269

27 agosto 2018

ESICHIA“

Cari Nazareth

scrivo nei giorni 27-28 agosto nella memoria dei Santi Monica e Agostino. Madre e figlio uniti da un’unica ricerca. La ricerca di Dio, un po’ sulla linea sfiorata durante l’ultimo incontro tenutosi a Marsciano.

ESICHIA significa pace, calma, assenza di preoccupazione. Un termine greco a noi poco conosciuto e che sta alla base della dottrina e della pratica ascetica dei monaci dell’Oriente Cristiano e dei stessi Padri del Deserto (IV sec.). Tale dottrina è praticata ancora oggi anche se in luoghi e condizioni diverse e si avvicina tanto alla ricerca intima di Dio attraverso il contatto vivo e costante con il proprio cuore. Pronti a puntare in alto non col cuore inzuccherato di sentimenti belli e buoni (cosa da non disprezzare), ma mettendo in moto la parte intima di se stessi che si unisce all’Essenza più profonda di Dio e attraverso la quale possiamo percepire l’Immenso che ci sovrasta e del quale siamo figli legittimi.

Con Esichia si vuole intendere, quindi, il tendere alla pace interiore in unione con il Creatore e con il Creato. Il Creato quale impronta digitale della Mano di Dio.

I monaci iniziavano anche tale esercizio collocando al centro del loro lavoro il ritmo del respiro attraverso l’affermazione “Signore Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”, con le stesse parole del pubblicano che entra al Tempio e battendosi il petto non osa entrare, al contrario del fariseo che sazio della sua “religiosa vita” ringrazia per essere giusto e osservante (cfr Luca 18,9-14).

Tale preghiera esicasta viene espressa con testa reclinata sul petto, come a guardarsi l’ombelico e a voler cercare, ad ogni costo, il luogo del cuore. Anzi la Cella dove abita il Cuore, la Dimora della sapienza e da dove ha origine la gioia continua. Non a caso l’ombelico è il “corridoio” per il quale passa la vita dalla madre al figlio.

Esichia, dunque. Pace e Armonia così rare, ma così fondamentali ad una vita che sta cercando se stessa. Senza essere esicasta Agostino arriverà a fare tale cammino fino al punto che rimpiangerà solo una cosa, dopo la sua conversione, di non aver amato prima (il suo Dio) e di averlo fatto tardi. La Madre Monica, esicasta anche lei, ha aperto la porta del suo cuore ed ha ottenuto ciò a cui bramava. Così come Scolastica col fratello Benedetto. Così come Santa Teresa ad Avila trafitta nel cuore dal dardo dell’Amore. Così come Padre Pio a Pietrelcina all’ombra della grande quercia di Piana Romana. Così come Lucia Dos Santos a Fatima, unica donna a poter dire aspetti unici della stessa Madre di Dio.

Quanto è difficile guardarsi dentro! Quanto è ardua la salita del proprio cuore che stenta a vedere con onestà la propria limitatezza per tener stretta la chiave pronta ad aprire il forziere del proprio “io”.

Per me Esechia, al di là del termine greco, potrebbe indicare anche la fatica, il lavoro e il testardo volere la crescita dei propri sensi, dei quali spesso siamo oggetto e non soggetto.

Anche per questo il tema di questo anno, la Terra Promessa, ci condurrà a sentieri nuovi. Lo sento, lo avverto ogni qualvolta nei nostri incontri comunitari e nei momenti personali annusiamo che ce la faremo ad entrare nella dimensione della gioia che non muore. Un cammino da fare ad ogni costo! 

Passiamo al prossimo incontro che sarà l’uscita di un giorno. Andremo a Tuscania sabato 29 settembre. Visiteremo le Chiese di S.Pietro e di S. Maria Maggiore. Dopo il pranzo (al centro di Tuscania) saremo al Museo Archeologico Nazionale di Tuscania. Il pullman partirà da Marsciano alle 6.45, da S.Venanzo alle 7,15, da Orvieto Scalo alle 8,00. Il costo totale della giornata è di euro 55 a persona. Per favore prenotazioni prima possibile perché i posti sono solo 25.

Un abbraccio forte a tutti

 

don ruggero