Associazione Comunità Nazaret

LA DONNA E IL CUORE - Lettera 206

LA DONNA E IL CUORE

Cari Nazareth

chissà, la notte del 17 agosto del 1308, o il giorno dopo, come fecero le monache agostiniane a trovare il coraggio ad aprire il cuore di Chiara di Montefalco. Le praticarono un grande taglio alle spalle e si impossessarono di quel cuore così innamorato del Cristo della Passione.

Chiara parlava spesso del fatto che amava, amava ed amava il suo Signore, e così forte, da sentire in lei stessa la sua sofferenza e addirittura impressi del suo cuore i segni della passione. Come è possibile tutto questo? Come è possibile questa immedesimazione? Tutto è possibile a chi ama infinitamente. Tutto.

E così le monache, improvvisando un’operazione chirurgica, trovarono con meraviglia che quel cuore possedeva veramente al suo interno un crocifisso, i flagelli, i chiodi formatisi con le stesse fibre muscolari del cuore di Chiara. Come avrà battuto quel cuore? Come avrà espletato le sue funzioni di organo vitale? Quel cuore divenne subito oggetto di studio, di interrogativi, di incredulità, di interpretazioni impensabili. E dopo quella notte Chiara continuò a dormire mentre il suo cuore viaggiò fino ad Avignone dove risiedeva il papa. Poveri uomini di Dio!

Povero cuore di Chiara. Povera chiesa incredula e fragile. Poveri papi e vescovi incapaci di scorgere l’abilità di Gesù scultore che è capace di trasformare il piccolo cuore di una giovane innamorata di Lui in un’opera d’arte di fede viva. Di una giovane innamorata di Lui fino al punto da trasformarsi in Lui.

Quella notte – mi piace immaginare che tutto potesse essere accaduto di notte, anche se in realtà non lo so -. Quella notte dunque: luce di lampade ad olio, mani tremanti e insanguinate, forbici e lame come bisturi taglienti.

E’ certo comunque che in quella notte del 17 agosto del 1308 un piccolo cuore venne rubato e sezionato. Oh Chiara, con quanta forza ci vuoi insegnare che amare è una cosa seria. Vuoi consegnarci l’idea che amare Gesù non sono parole dette all’ombra di un colonnato o lanciate da una finestra. Amare Gesù è prendersi cura di Lui. E attualizzarlo nella nostra giornata senza riserve e lontani dai meccanismi religiosi di catechismi e di documenti che lasciano passare inutilmente il tempo che ci rimane. Amare è afferrare Cristo e tenerselo stretto. E’ unirsi con Lui nella missione che il Padre gli affidato. “Apritemi il cuore ! “, aveva gridato Chiara alle monahce, rubatelo, sezionatelo e guardate pure. Accertatevi che il mio cuore non è più mio. Assicuratevi che mi sono lasciata sedurre da Lui, come grida il profeta Geremia. “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso…” (cfr Geremia 20, 7 ss).

Quanta provocazione ci arriva oggi dal cuore di una donna vissuta appena 40 anni! Ma allora, Chiara, che aspettiamo? Chi aspettiamo? Talmente la tua morte fu particolare che gli stanti (compreso il suo fratello Francesco, religioso anche lui) non riuscivano a distinguere se tu eri ancora su questa terra o se eri già in viaggio verso il suo sposo.

Cari Nazareth che non eravate presenti sabato 26 scorso, vi siete persi un momento importante. Non dormite. Svegliatevi e non impigrite. Il tempo è breve. Il tempo è giunto. Se aprissero il nostro cuore cosa vi troverebbero dentro?

Il prossimo incontro: Domenica 24 giugno a Porano dalle Suore Francescane Missionarie di Maria: (tel 0763 374118) alle ore 17,00 la celebrazione della S.Messa.

Un abbraccio carissimo a tutti e ricordo che domenica 10 giugno a Orvieto avremo alle ore 9,00 la S.Messa del Corpus Domini e la Processione Eucaristica.

don ruggero

Lettera giugno 2012 -206 (pdf)