Associazione Comunità Nazaret

"ARRENDERSI" - Lettera 250

06.12.2016

ARRENDERSI

 

Cari Nazareth

ultimato il ritiro di Assisi, siamo tornati a casa toccati dalla Parola e dall’aver condiviso momenti di fraterna vicinanza. Grazie a Dio il gruppo ha partecipato lasciando in ciascuno di noi un approfondimento su certe realtà che lasciano tracce indelebili. Il tema sulla “identità della comunità” e “della responsabilità del singolo” ci ha condotti a prendere in esame “il carisma” e quindi confermarci nella certezza che lo Spirito Santo, datore di ogni dono, consegna ad ognuno, a Suo piacimento, un qualcosa di unico e di irripetibile. Poi l’affrontare alcuni passi del documento Iuvenescit Ecclesia ha completato il quadro sulla Chiesa istituita e Chiesa paolina.

Temi non certo facili da trattare né tantoméno semplici da diluire nei nostri incontri.

Tutto questo induce a riprendere l’icona di Giovanni il Battista che, puntualmente, ci attende al varco, nel periodo di Avvento. Mi sono venute in mente diverse immagini che colpiscono in profondo chi desidera andare alla ricerca della verità, dello spogliamento da ciò che inutile, vano e transitorio; e il Battista è veramente “salutare” con la sua testimonianza provocatoria. Abbiamo menzionato durante il ritiro Blaise Pascal che da uomo razionale e ”tecnico” passa, col tempo e l’esperienza, a farsi catturare dallo spogliamento di Gesù. Lui menziona il Figlio di Dio come l’Uomo spoglio, totalmente privo di orpelli. Consegnato. Arreso. E qui comincia la difficoltà del singolo, appunto dell’appartenente alla comunità dei credenti, che annaspa tra il valore delle cose del mondo e il fascino di farsi condurre dalle cose del mondo. E’ molto difficoltoso arrendersi. Niente più compromessi. Assoluta verità dentro e fuori di sé. Assoluto desiderio di non essere altro se non creatura rigenerata dal Bene. Dal Bene-Persona. Dichiarare guerra quasi all’impossibile da vincere. Ma in Lui tutto posso. Mi ha sempre colpito quel grido del Battista. Così cita il Vangelo, i Vangeli. Il Battista grida, come Isaia, a suo tempo, proclamò: “voce di uno che grida nel deserto” (Matteo 3, 1-12). Come si fa a non restare colpiti da quel grido! Non è sufficiente il dire, il parlare. Perché dunque gridare. Ho cercato di leggerlo cosi: potrebbe trattarsi del grido dell’arreso. Dell’Urlo di Munch, forse? Macché. Credo piuttosto che sia il grido della forza di chi ha avuto il coraggio di arrendersi a se stesso dopo essersi dichiarato guerra. Come amava ricordare Francesco d’Assisi a Frate Leone, al quale – e solo a lui- dedica la sua più vissuta benedizione. Proviamoci, dunque fratelli nazareth, arrendendoci vinceremo quel fardello di peso che da troppo tempo ci rende compromessi con il mondo che passa. Sì perché dobbiamo saperlo: c’è un mondo transitorio che è strumento di vita e c’è un mondo che non passerà mai: La Parola di Gesù il Nazareno. Prossimo incontro: Venerdì 30 dicembre alle ore 16,00 al Santuario della Madonna della Luce, Solennità della Sacra Famiglia di Nazareth, nostra festa. Rinnoveremo l’impegno di servizio durante la S.Messa. Seguirà una cena fraterna.

 

Natale di Luce

don ruggero

Lettera 250 (pdf)