Associazione Comunità Nazaret

LUMEN GENTIUM [2]

La Costituzione dogmatica su “La Chiesa” Lumen Gentium inizia così:

Essendo Cristo la Luce delle genti, questo Santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, ardentemente desidera con la luce di Lui splendente sul volto della Chiesa, illuminare tutti gli uomini annunziando il Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15)

Innanzitutto è sottolineare come la Costituzione Lumen Gentium, il primo testo del Concilio Vaticano II, viene dedicato alla Chiesa. A quella Chiesa che gioì all’annunzio di un rinnovamento attraverso il discorso di apertura di Giovanni XXIII dell’11 ottobre 1962:

Oggi la santa Madre Chiesa gioisce, perché, per singolare dono della Provvidenza divina, è sorto il giorno tanto desiderato in cui il Concilio Ecumenico Vaticano II qui solennemente inizia, presso il sepolcro di San Pietro, con la protezione della Vergine Santissima, di cui oggi si celebra la dignità della sua Maternità divina”.

Quel discorso storico tenuto da Giovanni XXIII è stato definito la magna carta del Concilio che prelude e sintetizza l’anima di quel grande accadimento che è stato ed è il Vaticano II. Questi tre punti potrebbero riassumere tutta la volontà del grande pontefice di offrire alla Chiesa Cattolica il rinnovamento e il suo stesso futuro:

  1. Una diagnosi serena del tempo moderno, senza prescindere dai segni positivi che la modernità sta offrendo alla Chiesa. E questo elemento collocarlo come opportunità propizia al dialogo aperto verso tutti.
  2. Un’anima ecclesiale che vuole nutrirsi e nutrire con la misericordia e la riconciliazione, rifiutando, nel contempo, ogni forma di condanna. E non a caso il papa invitò a superare la tentazione dell’anatema e di cui il Concilio Vaticano II ne sarà totalmente privo.
  3. La promozione assoluta del principio dell’unità. Sia all’interno della Chiesa (ecumenismo) e sia in ogni ambito umano (dialogo interreligioso).

Quanta luce nel Santo Concilio! Quanta luce sul nostro cammino!

Da notare che sin dall’inizio del documento viene citato il passo finale del Vangelo di Marco, il vangelo più antico della Chiesa e quindi il primo testo scritto a noi giunto che ci parla di Gesù e della sua missione. Ed è proprio il Vangelo di Marco un appello alla storia umana e ad una tradizione che corre spesso il pericolo di chiudersi anziché aprirsi al costante dinamismo della storia. Ne è una grande prova l’invio missionario rivolto ai discepoli posto volutamente alla fine della narrazione evangelica:

Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo…” (Marco 16,15 ss). Da considerare che Marco colloca l’invio missionario rivolto ai discepoli esattamente tra la Risurrezione e l’Ascensione di Gesù e termina la testimonianza con le parole: “Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano” (Marco 16,20).

La Luce del Risorto illumina i discepoli.

Gesù Cristo Salvatore invia noi a essere portatori della Sua Luce.

Benedetto XVI, nell’omelia della Veglia Pasquale così si è espresso:

Il Risorto è Luce ! La Luce del mondo ! Con la Risurrezione il giorno di Dio entra nelle notti della storia. La Luce Gesù Cristo è la luce vera che supera qualsiasi fenomeno di luci. Egli è la Luce pura: Dio stesso, fa nascere una nuova creazione in mezzo a quella antica e trasforma il caos il creato”.

 

(2.continua) don ruggero

Dal Bollettino del Santuario - Collelungo