Associazione Comunità Nazaret

Pellegrinaggio a Stroncone e al Sacro Speco

Sabato 20 ottobre un pulmino, con a bordo una ventina di noi della Nazareth, è partito di primo mattino alla volta di Stroncone, delizioso borgo medievale strutturato a Città Palazzo, nei pressi di Terni. Durante il tragitto don Ruggero ci ha illustrato quello che andavamo a visitare e come andavamo a farlo. La figura di Francesco è stata ovviamente al centro delle nostre riflessioni; soprattutto ci ha catalizzato il suo doloroso pensiero dell' "Amore non amato". A Stroncone ci siamo fermati al Convento francescano, del 1200, poco fuori del borgo, in preghiera davanti alle reliquie del Beato Antonio Vici, fraticello sempre a piedi nudi e votato alla più rigorosa povertà e alla rigida disciplina di vita proposta da Francesco. Il Beato ha anche a che fare con uno strano sogno di don Ruggero, di poco precedente a questo pellegrinaggio. Percorsi poi in lungo e in largo i vicoli stretti e in ripida pendenza dell'antico borgo, ecco una sosta ristoratrice nella bellissima grande villa di campagna di Gioacchino e Carla, che ci hanno ospitato a pranzo con grande amicizia e calore: grazie di cuore da parte di tutti noi. Dal piccolo parco di quell'amena villa si poteva lanciare un ampio sguardo sulla vasta vallata umbra. 

CappellaNel pomeriggio di nuovo risaliamo sul pulmino, diretti verso Narni per recarci al Sacro Speco, luogo molto amato dal Poverello e dove lui si stabilì nell'Eremo, poco distante da quella grotta-spelonca affascinante nella sua misteriosa e aspra bellezza. Francesco era già molto malato, quasi alla fine della sua esistenza, che si sarebbe conclusa ad Assisi e definitivamente nella Porziuncola in S.Maria degli Angeli. I suoi frati, per consentirgli di sostare in preghiera in quella profonda fessura nella roccia (Sacro Speco), gli eressero una cappellina, con adiacente stanza-ricovero, proprio lì nei pressi. Il Santo avrà dovuto compiere uno sforzo tremendo per cedere all'agio di quel rustico letto di assi di legno, lui abituato alla nuda roccia; ma, ormai consunto, non aveva scelta. Famoso l'episodio dell'acqua del pozzo del Convento, sito in un piccolo locale dello stesso, che venne offerta a Francesco come sollievo e che risultò miracolosamente trasformata in vino che operò su di lui un prodigioso immediato ristabilimento. L'Eremo e lassù, più in altro, tra le asperità della roccia e della boscaglia, il Sacro Speco: luogo nell'insieme assai simile alla natura ruvida e aspra della Verna; questo amava Francesco nella sua spasmodica ricerca della semplicità regale di Cristo: una brulla e secca asperità.

Sacro Speco

Ridiscesi giù all'Eremo attraverso lo scosceso sentiero nel bosco, lì, nella Cappellina affrescata del Convento, abbiamo celebrato la S. Messa, a conclusione della giornata-ritiro sulle orme di Francesco. Nell'omelia don Ruggero ha sottolineato e scandito ripetutamente le parole, tratte dal vangelo del giorno, che abbiamo portato impresse come mistico ritornello: "...tra di voi, però, non è così!..." .E con negli occhi l'immagine di quell'antro lungo e stretto, fievolmente illuminato all'inizio di luce artificiale e poi misteriosamente perso nel buio più nero, e di quelle pietre ruvide, su cui il Santo allora chinava il capo in preghiera e su cui oggi sono lasciati piccoli doni votivi di fedeli oranti, abbiamo intrapreso il percorso del rientro sul pullmino.

 


Gabriella Mattioni